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ENTE AGOSTO MEDIEVALE Ventimiglia

 

ENTE AGOSTO MEDIEVALE Ventimiglia

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  ENTE AGOSTO MEDIEVALE Ventimiglia

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ENTE AGOSTO MEDIEVALE

LE REGATE NELLA TRADIZIONE
Secondo i ricordi trasmessi oralmente dagli anziani pescatori ventimigliesi, sembra esistesse una tradizione che permetteva di regolare le “calate” della rete tra i vari capibarca così da non intralciarsi. Specialmente nella cattura dei “gianchetti”, tipica pesca locale, non si poteva calare la rete fino a quando quella dell’equipaggio precedente non fosse stata tirata a terra. Con questo sistema, chi calava per primo aveva buone possibilità di essere anche l’ultimo e gettava la rete una volta in più.
Per stabilire il turno si organizzavano delle piccole regate tra “padroni” di barche e si gareggiava secondo un regolamento non scritto che era accettato da tutti; così la barca che arrivava per prima sul limite immaginario del forte dell’Annunziata aveva il diritto a pescare per primo lato frontiera, chi, giungeva prima alla foce del Nervia avrebbe calato per primo sul lato di Levante. Questo diritto valeva per un periodo stabilito normalmente di un mese. Sembra che alcuni padroni, oltre ad essere proprietari di alcuni gozzi panciuti adatti alla pesca, fossero dotati anche di un altro più snello e con la ruota di prua meno accentuata, molto più adatto alla velocità, da usare esclusivamente per le regate.
Riguardo la tradizione di praticare regate a remi, nel corso dei festeggiamenti del mese d’agosto, nella nostra città, si hanno notizie documentali dal Duecento; infatti, gare di voga a remi hanno accolto i rivoluzionari francesi, di passaggio verso Genova. Alcuni dagherrotipi sbiaditi confermano la vivacità e la partecipazione regatale della Ventimiglia di fine Ottocento, ribadita dalle fotografìe e dalle cartoline postali di inizio secolo; purtroppo sono andate smarrite le cronache.
Qualcosa di più ci viene tramandato dalle cronache di regate tenute a Bordighera, in occasione di Sant’Ampelio a maggio, come da quelle solstiziali di San Giovanni ad Oneglia quella di luglio per il patrono, a Porto Maurizio; dove gli armi ventimigliesi si sono sempre fatti onore, dando anche molti smacchi ai rematori locali. Ma, nella Ventimiglia marinara, lo spirito della regata, quale gara di bravura tra marinai e pescatori, trova radici medievali, percepibili proprio nelle sparute ed imprecise cronache delle festività dedicate a San Nicolò, in primavera, ed a quella più importante dell’Assunta a Ferragosto. Anche San Remo organizzava una regata il giorno dell’Assunta, cosicché gli armi ventimigliesi vi hanno potuto partecipare soltanto da quando la loro si cominciò a svolgere nel giorno di San Secondo (26 agosto), patrono della città e della diocesi. Con questa notizia possiamo così cercare la testimonianza secolare dell’attività regatale ventimigliese fin dalle ultime vestigia del Rinascimento italiano. Un foglio della contabilità comunale, delle spese effettuate, riferita agli anni compresi tra il 1795 ed il 1796 contiene, tra altri elenchi, il rigo: “Per uno barile de vino at regatanti Lire 4 soldi 18”.
Nilo Calvini racconta: «Fin dal Medioevo, l’attività marinaresca di San Remo è stata molto efficace, specialmente dopo l’interramento del porto canale ventimigliese, alla foce del Roia, provocato dai conquistatori genovesi, nel 1222. Fin d’allora, San Remo ha nominato regolarmente i Consoli del Mare, che sovrintendevano all’attività marinaresca. La nomina dei Consoli avviene ogni anno, nel giorno dell’Assunta, da quando la cerimonia popolare della Benedizione del Mare, anticipava lo svolgimento delle tradizionali regate».*
Dai primi del Novecento, fino al 1927, esisteva a Ventimiglia una “Società Nautica” che organizzava sia regate a vela che a remi. Con l’avvento del Fascismo queste gare, favorite dal regime, si moltiplicano e si estendono un po’ in tutta la Liguria. Ventimiglia, naturalmente, partecipava con le associazioni Dopolavoristiche allora molto in voga. Famosa era, in questo periodo, la “Coppa Ciano” di cui abbiamo documentazione fotografica.
Questa tradizione riprese negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale; regalando con gozzi di varie lunghezze. Nella regata di San Secondo del 1947, nella categoria da 22 a 24 palmi a sei remi, vinse il gozzo “S. Nicola” di Allegretti, seguito da “Rina” di Rosa Minelli e da “Sorriso” di Martini; nella categoria da 18 a 22 palmi a quattro remi, vinse “S. Giovanni” di F. Viale seguito da “Silvano” di Lanfranco. L’anno successivo vinse, nella categoria a sei remi “Rina” di Ottonello, seguita da “S. Giovanni” della famiglia Gino e da “S. Anna” di Sismondini; in quella a quattro remi si fece notare “Lilly” di Rocca. Il famoso capobarca Nevin Sismondini era proprietario di un famoso gozzo da regata “Lascia dire” che, grazie alle sue caratteristiche costruttive, raccoglieva vittorie ovunque si recasse.
Altre famose barche da regata furono: “Gino” della famiglia Parodi, “Eliseo” di Amerio e “Uragano” di Renato Rocca, quest’ultima utilizzata più volte dai partigiani sulla costa di Mentone. Per essere più veloci e scivolare meglio sull’acqua, i nostri pescatori usavano qualche espediente dettato dal mestiere come togliere le “scue” o “sciolinare” la chiglia spalmandola con il liquido d’una foglia tagliata di fico d’india. Curioso notare, infine, che i pescatori ventimigliesi erano noti per il sistema di voga detto “voga lunga” contrariamente ai loro cugini della Mortola che praticavano la “voga corta”.

* In assenza degli Statuti medievali ventimigliesi, dispersi nel 1526, ci si deve rifare agli Statuti delle cittadine vicine, da ritenersi abbastanza simili nelle stesure.

 

   

 

 
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