26ª edizione - 2002

UN VENTIMIGLIESE ALLA BATTAGLIA DI LEPANTO

(1563 -1572)

La notte del 25 agosto 1563, le navi del corsaro Ulug-Alì si ancorarono nella baia di Latte; gli uomini salirono a Sant'Antonio e scesero a Bevera razziando cose e persone. A lavorare nelle terre del nobile Roberto Orengo, si trovavano Domenico Martino, la moglie Bianchetta ed il figliolo dodicenne, Benedetto, che venne catturato e condotto come schiavo ad Algeri. Benedétto Martino venne ceduto al Corsaro Coriolai, che lo condusse a Costantinopoli. Non sopportando più le angherie cui era sottoposto, il giovane abbracciò la fede maomettana. l'I l marzo  1571, presso Corfù, Benedetto fuggiva verso un presidio cristiano, dove/venne catturato e venduto alla Galea Capitana genovese di Nicolò Doria. Da quella nave Benedetto assistette dal largo alla battaglia di Lepanto, del 7 ottobre 1571. Tornato a Genova, Benedetto riusciva a riscattarsi e tornare a Bevera, dove chiese di poter abiurare la fede maomettana, ciò che avvenne il 30 marzo 1572, innanzi a Carlo Cigala, vescovo di Albenga, temporaneamente a Ventimiglia, che lo inviò, a piedi nudi, ad assistere alla messa in un santuario presso Mentone. La parte Sabauda della diocesi ventimigliese stava seguendo la religione riformata.